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mercoledì 8 novembre 2017

Recensione Magic di V.E. Schwab


Titolo: Magic
Titolo originale: A Darker Shade of Magic
Autrice: V.E. Schwab
SerieShades of Magic #1
Data uscita12 ottobre 2017
Editore:Newton Compton
Genere: Fantasy YA

Trama: Kell è uno degli ultimi maghi della specie degli Antari ed è capace di viaggiare tra universi paralleli e diverse versioni della stessa città: Londra. Ci sono la Rossa, la Bianca, la Grigia e la Nera, nelle quali accadono cose diverse in epoche differenti. Kell è cresciuto ad Arnes, nella Londra Rossa, e ufficialmente è un ambasciatore al servizio dell’Impero Maresh, in viaggio alla corte di Giorgio III nella Londra Grigia, la più noiosa delle versioni di Londra, quella priva di magia. Ma Kell in verità è un fuorilegge: aiuta illegalmente le persone a vedere piccoli scorci di realtà ai quali, solo con le proprie forze, non avrebbero mai accesso. Si tratta di un hobby molto rischioso, però, e Kell comincia a rendersene conto. Dopo un’operazione di trasporto illegale andata storta, Kell fugge nella Londra Grigia e si imbatte in Delilah, una strana ragazza che prima lo deruba, poi lo salva da un nemico mortale, e infine lo convince a seguirla in una nuova avventura. Ma la magia è un gioco pericoloso e se vuoi continuare a giocare prima di tutto devi imparare a sopravvivere…

Recensione di Alexandria:

C’è una parola che secondo me può definire questo libro a seconda del personaggio che prendiamo in considerazione: magia, avventura, ferocia, rispetto. Kell, Lila, Holland, Rhy.
Magic è ambientato nel 1800 e parla di un mondo diviso in tante dimensioni in cui i luoghi sono gli stessi (a volte con gli stessi nomi) ma le persone che li abitano sono diverse. Così, troviamo Kell e Rhy nella Londra Rossa, Lila nella Londra Grigia e Holland nella Londra Bianca.

Ogni universo è sigillato, nessuno può varcare i mondi, tranne un mago del sangue, un essere dotato di grande magia e per questo diverso da ogni altro essere umano ed estremamente raro, un Antari.

Kell è un Antari. Lui è la Magia.
Egli appartiene ai reali della Londra Rossa, ritenuto parte della loro famiglia pur non essendolo per nascita. Estremamente legato al principe Rhy, che considera davvero un fratello, è quasi venerato dal suo popolo per la sua magia. Kell porta il marchio degli Antari, un occhio completamente nero che insieme a quello azzurro lo rivela a chiunque lo guardi, innescando sentimenti e reazioni diverse a seconda dei mondi in cui si trova: rispetto nella sua Londra, curiosità nella Londra Grigia, bramosia nella Londra Bianca.
Kell è detentore di grande potere, perché tra tutti è in grado di dominare tutti gli elementi e anche quello più potente: il sangue.
Spesso si ritrovava a parlare con la magia. Non impartiva ordini, semplicemente ci conversava. La magia era una cosa viva – lo sapevano tutti – ma per Kell rappresentava qualcosa di più, era come un’amica, come la famiglia. Dopotutto, era parte di lui (molto più di quanto non fosse parte di molti) e Kell aveva la netta sensazione che sapesse cosa stava dicendo e sentendo, non solo quando la suscitava, ma sempre, in ogni battito del suo cuore e in ogni respiro.
In fondo era un Antari.
E un Antari poteva parlare al sangue. Alla vita. Alla magia stessa. Il primo e l’ultimo elemento, quello che viveva in tutti e non apparteneva a nessuno.
Kell non è l’unico Antari in circolazione. Ha, per così dire, un collega, appartenente alla Londra Bianca, Holland.

Ma la sorte di Holland non è stata benevola come la sua. Ogni Londra è diversa dalle altre e diversi sono i regnanti che le governano e quelli di Londra Bianca non hanno certo vinto il premio per i sovrani dell’anno: i gemelli Astrid e Athos Dane sono due personaggi malvagi, freddi, calcolatori, violenti, assetati di potere e assolutamente fantastici per come sono caratterizzati (se vi piacciono gli antagonisti con un pizzico di personalità, ovviamente).
Inquadrare Holland non è stato facile all’inizio: è buono? È cattivo? Fa ciò che deve perché non ha altra scelta? Holland è la ferocia.
Holland era molte cose – la maggior parte delle quali ben nascosta – ma non era un sentimentale. Se mai aveva provato compassione, o almeno misericordia, Athos aveva sradicato quei sentimenti da lui molto tempo prima, insieme alla sua anima.
No, Holland era spietato.
Holland e Kell condividono la loro natura di Antari ma il loro rapporto con la magia è diverso, o per lo meno lo è all’inizio.
“L’esitazione è la morte del vantaggio”, dirà Holland a Kell, ed è questo che li distingue, la volontà di prevalere su chiunque altro e qualunque cosa in qualunque modo possibile, lezione che Kell imparerà alla fine, non senza conseguenze.

Se la magia scorre e permea il sangue di Kell, così non si può dire di suo fratello Rhy, il principe di Londra Rossa.
Capelli neri e occhi dorati, la sua magia è blanda tanto quanto forte è la sua personalità. Amato dal popolo, Rhy sogna di diventare un sovrano rispettato e di regnare con Kell per sempre al suo fianco.
E questa sua debolezza sarà anche la causa scatenante della catastrofe che investirà la sua Londra.
«Attento, Rhy», gli disse. «Inizi a parlare come un re».
La bocca di Rhy si contorse in una smorfia. «Un giorno lo sarò. E avrò bisogno di te al mio fianco».
Kell sorrise a sua volta. «Credimi. Non c’è altro posto dove vorrei essere».
Il rapporto tra Kell e Rhy è molto forte e lo diventerà sempre di più man mano che le vicende del libro andranno avanti. Sono certa che Rhy e certi suoi gusti in campo sentimentale mi daranno grande soddisfazione nel proseguo della saga.

Nella Londra Grigia vive una ragazza che ha un sogno: essere un pirata e solcare il mare con una nave possente, lasciare la sua miserevole vita da ladra e conoscere altre terre, diventare qualcuno di cui avere rispetto e timore.
Lila Bard non era destinata a diventare un pirata ma a salvare un mondo di cui nemmeno conosceva l’esistenza, finché non si imbatte in un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi eterocromi, la cui presenza risveglia in lei qualcosa che non dovrebbe sentire. Oh, no… non sentimenti smielati.
Tutto si può dire di Lila Bard tranne che sia una dolce fanciulla desiderosa di donare il suo cuore a qualcuno. Se mai questo qualcuno tentasse di toccarglielo il cuore, si ritroverebbe senza dita.
Ed è questo quello che rende Lila quello che è: una protagonista forte che non ha niente da invidiare a un uomo, cosa che mi fa fatto dire: finalmente! Di eroine vestite di lagna ce ne sono fin troppe negli YA.
Lila aveva diciannove anni.
Ed era come se ciascun anno le fosse stato scolpito dentro. Si picchiettò la pelle sotto gli occhi, pizzicò le guance, fece correre un dito lungo le labbra. Era passato molto tempo dall’ultima volta che qualcuno le aveva detto che era carina.
Non che Lila volesse essere carina. Non le sarebbe stato di aiuto. E solo Dio sapeva quanto non invidiasse le signore con i loro stretti corsetti e le ampie gonne, le loro risate in falsetto e il modo ridicolo che avevano di ricorrervi. Il modo in cui si sdilinquivano e si aggrappavano agli uomini, fingendo debolezza per godere della loro forza.
Perché mai qualcuno avrebbe dovuto fingere di essere debole era al di là della sua comprensione.
Ecco, così nessuno si aspetti un rapporto fatto di cuore e amore tra Kell e Lila, perché resterebbe davvero deluso nel non trovarlo. L’unica cosa che Lila vuole è avere la sua via d’uscita, vedere il mondo anche se non è il suo, e se per farlo deve anche salvare Kell… beh, alla fine che male c’è?
Delilah Bard è l'avventura.

E la quarta Londra? La Londra Nera? Esiste, anche se Kell non ci ha mai messo piede, ed è il fulcro attorno al quale ruota tutto il libro. È proprio la magia della Londra Nera che costituisce A Darker Shade of Magic.
«Esistono quattro mondi», iniziò lui. «Pensa a loro come a case differenti costruite sulle stesse fondamenta. Hanno poco in comune, a parte la loro geografia, e il fatto che ciascuno ha una versione di questa città attraversata da questo fiume, e in ciascuno, questa città si chiama Londra».
«Deve essere un po’ confuso».
«Non lo è, davvero, quando vivi solo in una di loro e non hai mai pensato alle altre. Ma potendo muovermi fra di esse, uso i colori per distinguerle. Londra Grigia, che è la tua. Londra Rossa, la mia. Londra Bianca, quella di Holland. E Londra Nera, che non è di nessuno».
«E perché?»
«Perché è caduta», spiegò Kell, strofinandosi il retro del collo, dove gli erano state strappate le collane. «Inghiottita dall’oscurità. La prima cosa della magia che devi comprendere, Lila, è che non è inanimata. È viva. Viva in modo diverso da me o da te, ma comunque molto viva».
La magia è equilibrio, la magia si nutre della vita, la magia è forza, la magia è potere. Quando l’equilibrio viene rotto, la magia assume il controllo e la vita si corrompe, fino a scomparire. Questa è la magia del mondo di Magic.

Probabilmente di questo libro ho fatto una recensione molto strana, perché è un libro strano, che si spiega strada facendo, che si capisce non subito ma passo dopo passo, pagina dopo pagina, viaggio dopo viaggio, porta dopo porta. Lo stile non è usuale, gli eventi sono narrati in terza persona dapprima attraverso i diversi pov, che poi diventano corali nel momento in cui le strade dei protagonisti si incrociano insieme.

Mi è piaciuto questo romanzo? Sì
Lo consiglierei? La risposta è assolutamente sì.
Mi è piaciuto in tutto e per tutto? Quasi.
Perché quasi? Per questa risposta devo aprire una parentesi polemica che non ha a che fare con il libro originale in sé, ma con l’edizione italiana, e che non necessita nemmeno della lettura del romanzo ma si evince direttamente dalla sinossi.

In base a quest’ultima, il romanzo parla di diversi mondi paralleli in cui esistono diverse Londra con caratteristiche diverse che per comodità il protagonista distingue in base ai colori, Londra Rossa, Londra Bianca, Londra Grigia, Londra Nera. Ovviamente, in originale troviamo Red London, White London, Grey London, Black London.

Bene, non ho particolarmente apprezzato la scelta interpretativa della traduzione di rendere in italiano questi toponimi. Per lo meno, avrei anche potuto soprassedere se la stessa scelta interpretativa avesse applicato lo stesso criterio per il termine drink, ripetuto innumerevoli volte, in diverse parti del romanzo, in maniera reiterata.
Siamo nel 1800, e se in inglese ovviamente drink resta tale in qualunque contesto lo si ponga, in italiano drink io lo colloco in un nightclub, o comunque in un contesto moderno e non nel 1800, anche se stiamo parlando di un fantasy. 
Probabilmente la maggior parte dei lettori non ci fa nemmeno caso, ma chi è avvezzo alla scrittura, oltre che abituato a leggere, queste cose le nota, eccome. Drink... Mi vedo Kell con una sigaretta tra le dita, appollaiato su uno sgabello di un night, mentre sorseggia il sangue di Holland, tra fumo e musica house. Nell'Ottocento manco in un locale di oppio avrebbero bevuto un drink. Né Holland né Kell.
Io sono del parere che anche la traduzione, come lo stile di un autore, possa essere soggetta al gusto e alla critica, positiva o negativa, da parte del lettore. Così, come spesso lodo un libro ben tradotto, non vedo perché non debba evidenziare quelle che per me sono pecche, anche se definite scelte interpretative.

Chiusa la nota polemica, che riguarda solo questi aspetti del libro, non anche la traduzione in generale che ho apprezzato, vi lascio con il comando con cui Kell si appresta sempre a iniziare la sua avventura: che possa portare anche voi nel magico mondo di Magic. As Travars.
Quattro stelle

8 commenti:

  1. Per quanto riguarda la traduzione, mi ritengo fortunata che ci siano solo quelle di sviste. Conoscendo l'editore spesso c'è da mettersi le mani nei capelli.
    Io comunque non vedo l'ora che esca il secondo!

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    1. Jess, non è questione di sviste, sai? La questione è la possibilità di noi lettori di considerare la traduzione al pari di un aspetto del libro, così come lo è lo stile dell'autore, perché anche la traduzione influenza il lettore.
      Ultimamente c'è la questione delle scelte interpretative della traduzione, in questo caso Londra Bianca e non White London, per cui si dice: interpretazione, va presa così.
      Per carità, il traduttore ha questa facoltà di interpretare il testo e deve farlo, ma io lettore posso anche non approvare certe scelte e posso anche dirlo così come dico che mi piace o no lo stile dell'autore. Qui se il traduttore ha preferito tradurre i toponimi coi rispettivi attributi, per me avrebbe anche dovuto tradurre drink con un milione di sinonimi in italiano.
      Perché se posso anche accettare Londra Rossa, drink in questo contesto proprio mi fa storcere il naso. E lo dico.

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  2. Che dirti? Tu sai che amo questo libro, questa serie, questa autrice. E sono sicura che il secondo lo amerai anche di più di questo U_U
    E poi se sei in vena polemica fai una cosa... DRINK (e Feed the fire).

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    1. Io, purtroppo, non sono una lettrice pigra e non mi bevo tutto.
      Ma tu stai con me in questo disagio <3

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  3. Bella (e strana) recensione, di un libro (strano) che non vedo l'ora di leggere, anche se probabilmente aspetterò l'arrivo dei seguiti prima di gettarmi in questa avventura ^_^
    Concordo con Jess, la NC fa di quelle castronerie in quanto a traduzioni, ho letto cose... >_<

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    1. Rosa, hai ragione. Non posso scordare La Battaglia dei Pugnali della mia amata Marie Lu, che io ho letto in lingua e per cui ho sofferto nella edizione italiana (infatti la saga è stata bella che interrotta).
      Tuttavia, qui la traduzione è buona, non mi lamento di questa, quanto di alcune scelte "interpretative":
      Eh, non è che voglio per forza essere polemica, ma sul serio io drink reso così in italiano non lo approvo.
      Sarà una scelta interpretativa ma posso anche criticarla senza per forza essere una traduttrice professionista. Mi basta essere una lettrice che sa leggere in italiano.

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  4. Io l'ho iniziato ma mi sembrava tutto troppo strano e troppo magico per il momento, quindi ho preferito lasciarlo lì, in attesa di tempi migliori...

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  5. Grazie per i complimenti, Vero! Scusami se ti rispondo solo ora, l'estate è una disgrazia per tutti i blog e i social in generale.
    Questo non è l'unico libro della Schwab che ho letto e ti dirò che come autrice mi piace molto. Amo molto l'originalità di stile e di tematiche negli scrittori, soprattutto se fantasy.

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